PARROCCHIA
“SANTI NABORE E FELICE MARTIRI” COGNENTO
“SANTI NABORE E FELICE MARTIRI” COGNENTO
PARROCCHIA “SANTI NABORE E FELICE MARTIRI” COGNENTO
TELEFONO: 059 355181
SITO WEB: https://www.parrocchiacognento.com/
INDIRIZZO: Str. Cognento, 200, 41126 Modena MO, Italia
La nascita della parrocchia
Le parrocchie sono sorte relativamente tardi. Agli inizi del cristianesimo, che da noi cominciò a diffondersi nel II secolo, i sacerdoti vivevano accanto al vescovo, formando le prime comunità presbiterali. Questi sacerdoti curavano non solo i fedeli del centro urbano, ma anche i cristiani dei piccoli centri agricoli, detti “pagus”. Solo quando il numero dei fedeli e le distanze lo resero necessario, il vescovo cominciò a delegare i sacerdoti a stabilirsi nelle zone del loro ministero. ……Si formarono allora le Pievi con un clero plurimo e un prete sopra gli altri, detto arciprete. Attorno alle Pievi sorsero varie cappelle, che gradatamente diedero originie alle diverse parrocchie. Cognento, probabilmente, fu eretta a parrocchia dopo il 1000.
In una carta del 1039 di Bonifacio, padre di Matilde di Canossa, è detto che nel nostro Gavello vi era una cappella consacrata a s. Geminiano. La parrocchia di Cognento è sempre stata alle dipendenze della Pieve di Cittanova. Al principio del 700, per lo stato disastroso in cui si era venuta a trovare Modena per le violente inondazioni, fu fondata ad ovest, sulla via Emilia, Cittanova e la maggior parte dei Modenesi vi si trasferì. Solo nel 900 Modena poté risorgere, grazie all’opera indefessa del vescovo Leodoino, che diede una soluzione ai grossi problemi della città. Modena era ben cambiata. Nell’età repubblicana aveva conosciuto una straordinaria floridezza economica. Ora invece era diventata “un cadavere di città”, come la chiamò S. Ambrogio; ma invece di soccombere seppe rinnovarsi e rivivere con una vita più gloriosa. Una prova l’abbiamo subito dopo il Mille, con la costruzione del Duomo, opera stupenda per il suo nuovo stile e per i bianchi marmi delle antiche costruzioni della città. I “pagus” o borgate di campagna non subirono grandi trasformazioni.
Se ebbero danni fu per le alluvioni e per il passaggio di Barbari, che portarono molti coloni, i più ricchi, a rifugiarsi nelle città. I centri parrocchiali però ressero. Anche Cognento, piccola comunità di cristiani e povera chiesa, continuò la sua vita sotto il patrocinio dei santi martiri Nabore e Felice: due militari martirizzati a Lodi. La scelta di questi due titolari la si deve forse a S. Geminiano che avendo partecipato al Sinodo di Milano, ritornò con impressa nell’anima la splendida figura di questi martiri quasi suoi contemporanei.
I parroci di Cognento
Un elenco cronologico dei sacerdoti che hanno retto la Parrocchia di Cognento si può formulare soltanto a partire dall’anno 1565, e cioè dopo il Concilio di Trento, che prescrisse di tenere i registri dei battesimi, dei cresimati, dei matrimoni e dei morti. Dalla consultazione di questi registri si può compilare un elenco abbastanza esatto dei sacerdoti che sono stati parroci a Cognento.
1. Alberto Montanari Rettore 1565
2. Giovanni Zanarini Rettore 1574
3. Pellegrino Monticelli Rettore 1576
4. Simone Lorenzini Rettore 1577
5. Marco Biolchini Rettore 1586
6. Lorenzo Azzi Rettore 1622
7. Francesco Nardini Rettore 1649
8. Domenico Ferrari Rettore 1650
9. Michele Melchioni Rettore 1651
10. Baldassarre Ridolfi Rettore 1662
11. Tommaso Bartolini Rettore 1663
12. Giovanni Montorsi Rettore 1673
13. Giulio Tebaldi Rettore 1686
14. Pietro Vandelli Rettore 1730
15. Giuseppe Maselli Rettore 1760
16. Ippolito Tonelli Rettore 1781
17. Pellegrino Giovanetti Priore 1802
18. Alessandro Ricci Priore 1817
19. Alberto Silvestrini Priore 1825
20. Pietro Borri Priore 1849
21. Giovanni Vandelli Priore 1863
22. Silvestro Zoboli Prevosto 1878
23. Agostino Sassi Prevosto 1894
24. Francesco Vecchè Prevosto 1897
25. Giuseppe Ferrari Prevosto 1919
26. Alberto Pellesi Prevosto 1958
27. Franco Malagoli Prevosto
28. Tommaso Fraczek
29. Franco Borsari
La vecchia chiesa di Cognento
Della vecchia chiesa, quella preesistente all’attuale, conosciamo la forma, la grandezza e i diversi ornamenti, ma non l’anno di costruzione. Mancano documenti, lapidi e lontani accenni. Aveva certamente vari secoli ed era stata costruita su una piccola chiesa preesistente. Come l’attuale, aveva la porta rivolta a mezzogiorno e il coro rivolto a nord e non ad oriente, come hanno quasi tutte le chiese. Aveva forma rettangolare; ci sono state tramandate anche le misure. La lunghezza, compreso il presbiterio e il coro era di m. 28. La maggiore larghezza era di m. 16. Da un altare laterale all’altro la distanza era di appena m.8.
Ai fianchi del presbiterio vi erano due ristrette sagrestie. L’altare maggiore era di legno dipinto a marmo; davanti aveva l’attuale bellissimo paliotto seicentesco con in mezzo l’immagine di s. Geminiano e ai lati quelle dei due titolari Nabore e Felice. L’immagine di questi era pure nel coro, senza però la figura di s. Geminiano, che era nel quadro dell’altare laterale destro. Una balaustra in legno di noce chiudeva il presbiterio. Di fianco a questa “in cornu Epistolae”, in nicchia la statua lignea del protettore s. Geminiano.
Costruzione dell’attuale chiesa
Dopo la costruzione del tempietto sulla fonte di s. Geminiano l’afflusso dei pellegrini si fece di anno in anno sempre più numerosa. La vecchia chiesa non era più sufficiente a contenere le folle dei fedeli. Don Silvestrini pensò allora di allungare la chiesa e di restaurarla all’interno abbellendola. Si mise in contatto con l’ingegner Cesare Costa (1810 – 1877), progettista ed insegnante all’Università di Modena.
Con don Silvestrini l’ing. Costa studiò di allungare la vecchia chiesa dalla parte della facciata e per rendere il complesso degli edifici più armonioso fece innalzare il campaniletto a torre. Nell’interno della chiesa, davanti al presbiterio, don Silvestrini pose una balaustra di marmo bianco che sussiste ancora. Ampliò la sagrestia e sopra di questa ricavò una stanza per gli apparati e fece tanti altri lavori, che purtroppo, con la seguente ricostruzione della chiesa andarono perduti.